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La storia della società

L’Unione Sportiva Alessandria 1912 è la principale società calcistica di Alessandria, capoluogo dell’omonima provincia piemontese.
La sua fondazione si fa risalire tradizionalmente al 1912, ma essa è da collegare alla precedente nascita della sezione calcistica della società Forza e Coraggio, d’incerta datazione. La squadra disputò 13 stagioni in Serie A tra il 1929 e il 1960 e 20 in Serie B (l’ultima nel1975); raggiunse inoltre una finale di Coppa Italia, nel 1936. Il periodo più fortunato per la squadra fu quello tra le due guerre, quando con Novara, Pro Vercelli e Casale diede vita al cosiddetto “quadrilatero piemontese”, fucina di grandi campioni e di importanti vittorie. Oltre alle vittorie di un campionato di Serie B, uno di Serie C e uno di Serie C2, conta nel suo palmares una Coppa Italia di Serie C, vinta nel1973, e una Coppa CONI, conquistata nel 1927.
Tra i più celebri giocatori che hanno indossato la maglia grigia del sodalizio piemontese sono ricordati il Pallone d’Oro 1969 Gianni Rivera e i campioni del mondo Bertolini, Borel, Ferrari e Rava, oltre a Carlo Carcano e Adolfo Baloncieri.
Negli ultimi decenni ha vissuto periodi assai turbolenti per ricorrenti problemi di natura economica che hanno condizionato i tentativi di ritorno in auge messi in atto da varie dirigenze e che l’hanno portata al fallimento (2003). Rinata e risalita fino alla Lega Pro Prima Divisione, milita attualmente in Seconda Divisione come conseguenza di giudizi sportivi dovuti al coinvolgimento diretto di ex vertici societari nella vicenda denominata Scommessopoli.

Storia della società

Le prime squadre di calcio ad Alessandria

L’Alessandria del 1912, in maglia bianco-azzurra.
Già sul finire del XIX secolo il calcio era arrivato ad Alessandria: vi sono notizie riguardanti un’amichevole del 1894 disputata da una squadra alessandrina contro una compagine genovese. Nel 1896 nacque l’Unione Pro Sport Alessandria, seguita nello stesso anno dalle squadre di football delle società ginniche Forza e Concordia, i cui atleti indossavano maglie grigio scure, e Forza e Coraggio dai colori sociali grigio perla-bianco. L’Unione Pro Sport partecipò tra il 1897 e il 1898 ad alcuni tornei amichevoli con squadre di Torino e Genova; nel 1897 vinse a Genova il “Concorso nazionale ginnico-Sezione gioco calcio”[5], e il15 marzo 1898 fu invitata a far parte della costituente della Federazione Italiana Football (F.I.F.), prese inizialmente parte alle eliminatorie del primo campionato ufficiale e, ritenutasi danneggiata a favore di Torinese e Genoa, preferì rientrare infine nell’orbita dei tornei organizzati dalla Federazione Italiana di Ginnastica.

Dalla Forza e Coraggio al Foot Ball Club

Fu nel 1908 che l’Unione Ginnastica Alessandrina Forza e Coraggio prese l’importante decisione di allestire una squadra che disputasse finalmente il Campionato Provinciale. La prospettiva si concretizzò ufficialmente negli anni a venire. La tradizione fa risalire la fondazione del club al 18 febbraio 1912, con la stipula di un atto costitutivo del Foot Ball Club Alessandria: le firme apposte su di esso furono quelle di Enrico Badò, Amilcare Savojardo e Alfredo Ratti, che fu nominato primo “direttore”. Oltre all’assenza di documenti comprovanti la fondazione e l’affiliazione alla FIGC nel 1912, però, fonti indicano che già da almeno un anno la Forza e Coraggio giocasse con regolarità gare amichevoli: l’atto del 1912 avrebbe rappresentato un cambio di denominazione in onore della città d’origine, sulla scia della moda dell’epoca.
In maglia biancazzurra, il Foot Ball Club partecipò al Campionato di Promozione del 1912-13, ottenendo subito un posto nella prima categoria del Campionato Nazionale dopo aver battuto la Vigor Torino per 3 a 0 nello spareggio giocato a Novara. Nello stesso anno, il magnate del ciclismo Giovanni Maino regalò ai giocatori undici maglie grigie come quelle della sua squadra, per il quale correva, tra gli altri, Costante Girardengo.

I primi Campionati Nazionali e il dopoguerra

Nel 1913 entrò in squadra il giocatore-allenatore inglese George Smith, proveniente dalle file del Genoa: egli si rivelò un grande maestro di calcio e, grazie a lui, esplosero negli anni venti campioni come Adolfo Baloncieri e Carlo Carcano, che negli anni trenta allenò la Juventus del “Quinquennio d’Oro” e che il 31 gennaio 1915 fu il primo giocatore grigio a vestire la maglia della Nazionale. Già nel 1914-15 la squadra piemontese ben figurò, mancando l’ammissione al Girone Finale per due soli punti.
Nel primo dopoguerra l’Alessandria continuò a migliorare le sue prestazioni: nel campionato 1919-20 s’impose nettamente nel girone eliminatorio per fermarsi poi di fronte al Genoa in semifinale. Nel novembre del 1920, il Foot Ball Club Alessandria si fuse con un’altra squadra cittadina, l’Unione Sportiva Alessandrina, fondata nel 1915: assunse la denominazione di Unione Sportiva e mantenne la maglia grigia. Al termine della stagione 1920-21 il club ottenne l’ammissione alla semifinale per il Nord-Italia dopo un vittorioso spareggio giocato a Milano contro il Modena. Il 10 luglio 1921 si disputò dunque la gara che avrebbe decretato il nome della squadra destinata a giocare la finale per il Nord Italia (la vincitrice della quale avrebbe a sua volta incontrato il Pisa nella finale nazionale) contro il Bologna; l’Alessandria si arrese, a Torino, alla Pro Vercelli in una gara violenta e aspramente contestata dai giocatori grigi che, dopo un grave infortunio alla testa occorso a Carcano, scelsero di ritirarsi per protesta dopo appena un’ora di gioco, sul risultato di 0-4.
Negli anni successivi l’Alessandria continuò a sfoderare ottime prestazioni, senza però mai riuscire a piazzare lo scatto decisivo per la conquista di uno scudetto: il campionato era dominato dalla Pro Vercelli e del Genoa, dal Bologna e delle torinesi.

La Coppa CONI, lo scudetto mancato e la Serie A

Coppa CONI 1926-27 – Finali

  • Casale Monferrato, 10 luglio 1927, andata

Casale-Alessandria 1-1 (0-0)

Alessandria: Morando, Viviano, Costa, Bruni, Gandini, Bertolini, Cattaneo,Avalle, Banchero, Ferrari, Chierico. Allenatore: Carcano.

Gol: rig. Viviano, Caligaris (C).

  • Alessandria, 24 luglio 1927, ritorno

Alessandria-Casale 2-1 (2-1)

Alessandria: Curti, Viviano, Costa, Lauro, Gandini, Bertolini, Tosini, Avalle, Cattaneo, Ferrari, Chierico. Allenatore: Carcano.

Gol: Ferrari, Cattaneo, rig. Caligaris (C)

« Con i giocatori usciti da Alessandria ed oggi sparsi ai quattro venti nelle squadre italiane, si potrebbe formare il più formidabile squadrone nostro. E sarebbe uno squadrone che avrebbe anche l’allenatore migliore, poiché Carcano è alessandrino. » (Adolfo Baloncieri)

Nel 1927, dopo un deludente campionato al termine del quale la salvezza dalla retrocessione in I Divisione era arrivata solamente dopo una serie di spareggi vinta contro Pisa, Legnano e Novara, arrivò il primo trofeo, vinto con in campo i futuri Campioni del mondo Giovanni Ferrari e Luigi Bertolini e con Carlo Carcano in panchina: la Coppa CONI, una sorta di Coppa Italia ante litteram, conquistata dopo una doppia finale contro i cugini del Casale (1-1 a Casale Monferrato e 2-1 ad Alessandria). Nelle eliminatore l’Alessandria aveva sconfitto Livorno, Andrea Doria, Brescia, Alba Roma e Napoli. Nello stesso anno iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo stadio.

Il caso del 1928

Nel 1928 l’Alessandria sfiorò la conquista dello scudetto; superata la prima fase del campionato, nel girone finale a otto squadre i lanciatissimi grigi si ritrovarono a lottare per il titolo contro il Torino dell’ex Baloncieri. Fu però una pesante, inopinata sconfitta subita sul campo di un Casale ultimo in classifica a cancellare i sogni di gloria della squadra di Carcano, alla quale non bastò sconfiggere il Torino nello scontro diretto per riaggangiarlo in vetta; il portiere alessandrino Curti, sospettato da più parti di aver organizzato una combine con i monferrini, fu presto ceduto. Del resto, non fu ritenuto necessario dalle autorità, già pesantemente screditate dopo la bufera che aveva travolto il mondo del calcio dopo il “Caso Allemandi”, aprire indagini sul derby del 1º luglio e sul suo misterioso andamento.

L’Alessandria 1927-28

Al termine della stagione 1928-29 la squadra piemontese venne ammessa al primo campionato di Serie A (1929-30); in occasione della prima giornata fu finalmente inaugurato lo Stadio Littorio, successivamente intitolato, nel 1946, al sindaco di Alessandria e presidente della società Giuseppe Moccagatta. L’esordio sul nuovo campo di gioco, il 6 ottobre 1929, vide i grigi battere la Roma; l’Alessandria, terminato il girone d’andata ad un passo dal titolo di Campione d’inverno, concluse al sesto posto, miglior risultato di sempre, eguagliato nel 1931-32 (allenatore Karl Stürmer), stagione del record di punti in Serie A.

L’Alessandria che arrivò 6ª in Serie A nel 1930

All’inizio degli anni Trenta diversi giocatori lasciarono la società, ancora legata al dilettantismo, per migrare verso grandi centri. La conseguenza fu che, se nel 1928 erano stati due i giocatori alessandrini a festeggiare con la Nazionale la vittoria della medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam, ovvero il centrocampista Banchero e il terzino di riserva Viviano (oltre a Baloncieri, allora di proprietà del Torino), alla vittoria dei Campionati Mondiali del 1934 e del 1938 parteciparono solamente ex-grigi, come Ferrari e Bertolini, grazie ai quali la Juventus, che aveva ingaggiato anche Carlo Carcano come allenatore, accrebbe notevolmente le sue potenzialità. L’Alessandria non andò, per diversi anni, oltre posizioni di centro-classifica.
Nel 1936 la squadra raggiunse, dopo aver battuto Cremonese, Modena, Lazio e Milan, la finale di Coppa Italia, giocata a Genova l’11 giugno 1936 e persa per 5-1 contro il Torino. Nell’estate del 1936 fu la Lazio, che dopo aver già soffiato Piola alla Pro Vercelli era allora in procinto di allestire una squadra che potesse puntare alla vittoria dello scudetto, a offrire alla squadra grigia la considerevole cifra di 400.000 lire per i tre promettenti centrocampisti Busani, Riccardi e Milano[22]: i dirigenti grigi accettarono, ma la squadra non fu più all’altezza delle aspettative e crollò per la prima volta in Serie B al termine del campionato 1936-37.

La Serie B e il secondo dopoguerra

La prima stagione tra i cadetti terminò con una nuova delusione: dopo aver guidato la classifica per gran parte del torneo, la squadra grigia andò incontro a un’inspiegabile crisi di risultati nel finale, venendo così raggiunta in testa dal Modena e dal Novara. Fu proprio la squadra azzurra a completare la rimonta, espugnando Alessandria all’ultima giornata, il 5 giugno 1938; neanche gli spareggi, disputati a Milano e a Torino, risollevarono le sorti della formazione cinerina, che perse entrambe le partite e vide le altre due contendenti passare direttamente in Serie A. A partire da quel momento, l’Alessandria non riuscì più a inserirsi in modo concreto nella lotta per la promozione; anche le belle aspettative nate dopo l’ottimo inizio del campionato 1941-42, con allenatore Baloncieri, furono funestate nel girone di ritorno: la squadra precipitò al decimo posto. Nel 1943 i campionati vennero sospesi a causa della guerra.

Nella stagione 1945-46 l’Alessandria, guidata dagli allenatori Renato Cattaneo e Mario Sperone, partecipò al campionato di Promozione, un torneo a cui presero parte squadre di Serie B e Cdell’Italia Settentrionale, disputato in un clima molto teso a causa delle intemperanze dei tifosi: fu in quel periodo che si riaccese quel “campanilismo” che il Fascismo aveva tentato in ogni modo di sopire per riunire il popolo sotto l’unico vessillo italiano[23]. Alcuni incidenti, oltre che a Biella eBusto Arsizio, si verificarono anche ad Alessandria, dove il 3 febbraio 1946, al termine della gara casalinga persa per 2 a 3 contro il Piacenza, la polizia fu costretta a chiamare due autoblinde per sedare le intemperanze della tifoseria alessandrina, che si era scagliata contro il direttore di gara[20]. L’Alessandria, comunque, vinse nettamente sia il girone eliminatorio che quello finale, riottenendo un posto in Serie A per la stagione 1946-47, quella che sancì il ritorno del massimo campionato alla formula del girone unico. La permanenza in A non portò risultati particolarmente entusiasmanti e durò appena due stagioni. Il 2 maggio 1948 il club subì quella che rimane ancora oggi la più pesante sconfitta mai patita da una squadra in una partita del campionato a girone unico, in Torino-Alessandria 10-0; l’infierire dei granata sugli ospiti nell’ultimo quarto d’ora fu dovuto a uno screzio tra Valentino Mazzola e un tifoso che lo sbeffeggiava da bordo campo[24]. Al termine di quel campionato, i grigi fecero ritorno in Serie B.

Proprio negli anni quaranta, l’Alessandria fu protagonista di un episodio curioso quando, prima di una partita contro il Venezia, l’arbitro ordinò a una delle due squadre di cambiare divisa, poiché, a suo parere, la maglia grigia non si distingueva da quella nera degli avversari. Dopo la gara, la FIGCchiese all’arbitro di sottoporsi a una visita oculistica, dalla quale risultò daltonico: la visita divenne allora obbligatoria per tutti gli arbitri[25]. Sempre in questi anni, il club lanciò il giovane talento Gino Armano, che si fece poi strada nelle file dell’Internazionale.

Sul finire degli anni Quaranta e nel corso dei primi anni anni cinquanta si alternarono anni di serie cadetta ai primi campionati in C, successivi alla sfortunata retrocessione del 1950.

Le ultime stagioni in Serie A e il declino

L’Alessandria del 1959-60, stagione dell’esordio nelle Coppe Europee e dell’ultimo campionato di Serie A.

Pochi mesi dopo l’avvento alla presidenza della famiglia Sacco, l’Alessandria fece ritorno in Serie A. Accadde al termine del combattuto campionato 1956-57, dopo aver concluso positivamente la rimonta sul Catania e in seguito uno spareggio giocato a Milano, vinto dopo i tempi supplementaricontro il Brescia. Se nei primi decenni di vita il club piemontese visse dell’estro dei suoi brillanti attaccanti, in questo periodo si dimostrò invece ottimo interprete del catenaccio[26] e ottenne in massima serie alcune non scontate salvezze, con largo anticipo. Nel 1959 esordì in maglia grigia un altro giovanissimo campione, Gianni Rivera, che l’anno dopo fu promosso, appena sedicenne, tra i titolari. Dopo uno spettacolare gol segnato al Napoli, preceduto da un rapido slalom tra i difensori partenopei, il vice-allenatore e pigmalione Franco Pedroni si mise a piangere. Sempre nell’annata 1959-60 l’Alessandria esordì in una competizione internazionale, affrontando il Velež diMostar in Coppa Mitropa.

Proprio quella rimane ancora oggi l’ultima stagione nella massima categoria per l’Alessandria, che retrocesse in Serie B al termine del campionato, a tre anni dallo spareggio di Milano. Ancora una volta alla caduta in B non seguì un’immediata riscossa; nonostante la vena realizzativa dei capocannonieri dei campionati 1960-61 e 1961-62 Giovanni Fanello e Renzo Cappellaro, la squadra non andò oltre posizioni di centro-classifica. Durante il periodo di permanenza tra i cadetti i grigi parteciparono a due edizioni della Coppa delle Alpi (1960 e 1962, nella quale raggiunsero le semifinali), torneo dedicato inizialmente a squadre europee delle serie minori. Nel 1966-67 l’Alessandria, partita con ambizioni di vertice, cadde inaspettatamente in Serie C.

In occasione dell’800º anniversario dalla fondazione della città di Alessandria, nel 1968, la società invitò la squadra brasiliana del Santos a disputare una gara amichevole allo Stadio Moccagatta. L’incontro venne disputato il 12 giugno e fu vinto dai sudamericani per 2-0: tra i gol, quello di Pelé, che uscì dallo stadio indossando la maglia numero 10 dell’Alessandria, tra i tifosi in visibilio[25].

Coppa Italia Serie C 1972-73 – Finale

Roma, 29 giugno 1973

Alessandria-Avellino 4-2 (dts; 1-0, 1-2, 0-0, 2-0)

Alessandria: Pozzani, Maldera II, Di Brino, Paparelli, Colombo(Mayer), Berta, Vanzini (Dolso), Salvadori, Cini, Lorenzetti, Musa. Allenatore: Marchioro.

Gol: Maldera II, Bongiorni (AV), Palazzese (AV), Cini, Lorenzetti, Lorenzetti.

Note: sospesa al 112’ per invasione di campo, la gara fu omologata con il risultato di 4-2.

Nei primi anni settanta, l’Alessandria fallì per tre volte consecutive la promozione in Serie B in modo rocambolesco. Seppe consolarsi, comunque, vincendo la prima edizione della Coppa Italia Semiprofessionisti, nel 1973 (allenatore Giuseppe Marchioro), quando superò nell’ordine Asti Macobi, Savona, Derthona, Pro Vercelli, Spezia, Modena e, infine, l’Avellino, sconfitto per 4-2 dopo itempi supplementari nella finale disputata al “Flaminio” di Roma, interrotta poi a pochi minuti dalla fine per incidenti sugli spalti[29]. La promozione tra i cadetti arrivò, finalmente, vincendo con quattro giornate d’anticipo la Serie C 1973-74, con Dino Ballacci in panchina; la stagione si chiuse in maniera convulsa, con il clamoroso esonero dell’allenatore, in contrasto con la dirigenza, dopo che la decisiva gara di Mantova aveva sancito la vittoria matematica del campionato per l’Alessandria, e con le successive dimissioni del presidente Sacco, contestato dalla tifoseria[30].

Dal trentennio in C al fallimento

La permanenza in B durò una sola stagione e, a quindici anni dall’addio alla Serie A, sfuggì definitivamente anche la categoria cadetta: nonostante un buon inizio (all’esordio i grigi espugnarono il campo di un Como destinato alla promozione), un grave infortunio privò la squadra della punta Baisi, condizionandone l’andamento e condannandola a uno spareggio salvezza disputato ancora a San Siro e perso contro la Reggiana. A partire da quel momento i grigi diventarono una presenza fissa in quella categoria per quasi trent’anni; passata nelle mani dell’ex presidente dell’Asti Bruno Cavallo e con rose allestite secondo logiche di risparmio mediante la valorizzazione di giovani e dilettanti, l’Alessandria disputò alcuni discreti tornei, senza poi riuscire ad evitare la caduta in Serie C2 nel 1979. Il passaggio all’era Sandroni coincise col ritorno in C1 (1981-82, con Ballacci nuovamente al timone), ma l’assenza dei mezzi economici necessari impedì di mantenere a lungo la categoria.

Nel 1983 iniziò da Alessandria l’ascesa nel mondo del calcio dell’ambizioso Gianmarco Calleri e del fratello Giorgio. Le ricche campagne acquisti condotte dalla famiglia ligure, con Carlo Regalia dirigente, non diedero però risultati apprezzabili; dopo tre stagioni chiuse a ridosso della zona promozione, inasprite dalla delusione per la sconfitta nello spareggio per la C1 perso al Braglia di Modena contro il Prato (1984-85), i Calleri abbandonarono il progetto, trasferendosi alla Lazio assieme ai calciatori più talentuosi della rosa grigia.

Un’Alessandria nel marasma societario, sostenuta per la prima parte del torneo dal presidente Massese Bertoneri, partecipò dunque al campionato 1986-87 con una rosa di giovani e la costante minaccia dell’esclusione. In quel clima fu inevitabile la prima retrocessione in Interregionale, poi evitata per la rinuncia del Montebelluna e le garanzie fornite da una nuova dirigenza, che aveva a capo l’imprenditore valenzano Gino Amisano; questi legò così il suo nome al club per quasi quindici anni. In questo lasso di tempo la squadra ottenne per due volte la promozione in Serie C1 (nel 1988-89 e nel 1990-91, con vittoria del campionato), superò indenne la crisi della Kappa, azienda tessile torinese che nei primi anni novanta aveva investito nella società e, al termine della stagione 1995-96, mancò per un punto la qualificazione ai play-off per la Serie B. Nel 1998, al termine di un campionato combattuto, l’Alessandria retrocesse nuovamente in Serie C2, sopraffatta ai play-out dalla Pistoiese.

Le speranze di una risalita, maturate al termine del felice campionato 1999-00, che conobbe il suo apice nella vittoriosa finale dei play-off vinta a Reggio Emilia contro il Prato, si affievolirono l’anno dopo, a causa della rapida ridiscesa in C2. Infine, al clamoroso esito del campionato 2001-02, con i grigi che dapprima sperperarono nelle ultime giornate, a beneficio del Prato, l’abbondante vantaggio accumulato nei primi due terzi del torneo e successivamente persero la semifinale dei play-off a causa di una larga e inopinata sconfitta interna contro la meno quotata Sangiovannese, si aggiunse il triste epilogo dell’anno successivo: al termine del campionato 2002-03 la società, dopo anni di delusioni sportive e di tribolati passaggi di proprietà che coinvolsero anche il patron del Livorno ed ex-presidente del Genoa Spinelli, retrocesse tra i Dilettanti, prima del fallimento dichiarato per inadempienze economiche il 13 agosto 2003.

La rinascita e il ritorno tra i professionisti

Dalle ceneri dell’Unione Sportiva nacque inizialmente, per iniziativa del Comune di Alessandria e nonostante la forte contrarietà della tifoseria alessandrina (che decise di non seguire la nuova squadra per la durata dell’intero campionato), una nuova società, la Nuova Alessandria 1912, che ripartì dall’Eccellenza regionale. Nel 2004, con gli acquisti del titolo sportivo e, successivamente, del marchio originale da parte di una cordata d’imprenditori locali, il club in maglia grigia fece il suo ritorno nel calcio italiano, risalendo con facilità nel campionato di Serie D. Il 30 marzo 2008 ottenne con largo anticipo sulla fine del campionato la promozione in Lega Pro Seconda Divisione per la stagione 2008-09; il primo torneo tra i professionisti a cinque anni dal fallimento vide l’Alessandria costantemente al vertice. Mancata la promozione diretta in Prima Divisione per una peggiore differenza reti rispetto al Varese e persa poi la finale play-off contro il Como, la squadra grigia realizzò comunque il doppio salto dalla quinta alla terza serie, essendo stata inserita, al termine del torneo, nel novero delle ripescate per il campionato 2009-10.

Completata la propria resurrezione al termine di un campionato di buon livello, la società passò dalle mani dell’imprenditore ovadese Gianni Bianchi a quelle del già presidente del Sansovino Giorgio Veltroni. Malgrado l’improvviso ripresentarsi di questioni economiche, una squadra vivace e ben organizzata dal tecnico Maurizio Sarri andò ben oltre i pronostici, centrando il terzo posto finale del campionato 2010-11, miglior risultato sportivo degli ultimi decenni, e la prima partecipazione ai play-off per la promozione in Serie B, poi persi di fronte alla Salernitana. L’era Veltroni si chiuse dopo un’unica stagione con il ritorno sotto l’egida di imprenditori locali, ma vicende giudiziarie portate in dote dall’ex proprietà relative al caso Scommessopoli costarono alla squadra la retrocessione a tavolino in Lega Pro Seconda Divisione.

Anni in terza serie, la Coppa Italia di Serie C e il ritorno in Serie B

Nel gennaio 2013 la società passò nelle mani dell’imprenditore torinese Luca Di Masi e, al termine del campionato 2013-2014, ottenne l’accesso al nuovo campionato di terza serie, istituito nella susseguente stagione sportiva.

Nella stagione 2015-2016 raggiunse la semifinale della Coppa Italia, eliminando in trasferta due formazioni di Serie A (Palermo e Genoa) e due di Serie B (Pro Vercelli e Spezia), diventando la prima formazione di terza serie in grado di raggiungere una fase così avanzata della competizione dopo trentadue anni.

Nella stagione 2016-2017 i grigi allenati da Piero Braglia stabilirono il record di punti nella prima parte di campionato (47) , diventando anche la prima squadra capace di rimanere imbattuta nel girone d’andata. Nel girone di ritorno, però, l’Alessandria non mantenne lo stesso ruolino di marcia, dilapidando tutto l’ampio vantaggio accumulato sulla seconda fino a terminare la stagione al secondo posto, con gli stessi punti della Cremonese, ma con lo scontro diretto a favore di quest’ultima, che quindi ottenne una clamorosa promozione. Malgrado il cambio di allenatore a tre giornate dalla fine con l’ingaggio di Giuseppe Pillon, all’Alessandria non rimase che la disputa dei play-off per il secondo anno consecutivo. Dopo aver superato la Casertana nel turno preliminare, il Lecce ai quarti di finale e la Reggiana in semifinale, la squadra piemontese si arrese nella finale in gara unica, persa contro il Parma.

La stagione 2017-2018, con Cristian Stellini in panchina, vide i grigi posizionati al quart’ultimo posto in classifica dopo i primi 15 turni di campionato. Dalla 16ª giornata la squadra, affidata a Michele Marcolini, fu protagonista di un deciso cambio di marcia che le permise di agganciare agevolmente la zona play-off e di vincere, inoltre, la Coppa Italia di Serie C superando, nella doppia finale, la Viterbese. Negli ottavi di finale dei play-off l’Alessandria venne tuttavia eliminato a sorpresa dalla Feralpisalò (vittoria per 3-2 in trasferta e sconfitta per 1-3 in casa).

Nella stagione seguente la panchina venne affidata all’allenatore Gaetano D’Agostino, sollevato poi dall’incarico alla 27ª giornata e sostituito da Alberto Colombo. Dopo aver terminato al 10º posto in classifica con 45 punti la stagione regolare del girone A della Serie C, la squadra venne eliminata al primo turno dei play-off dalla Pro Vercelli, perdendo 3-1 in trasferta.

A seguito della conclusione del rapporto contrattuale di Massimo Cerri e di Alessandro Soldati con l’Alessandria, il 3 giugno 2019 venne ufficializzato il ritorno in società della bandiera grigia Fabio Artico in qualità di direttore sportivo e, successivamente, quello di Cristiano Scazzola come allenatore e Marco Martini come vice. A gennaio Scazzola venne sostituito da Angelo Gregucci, con cui il campionato venne concluso al quinto posto e con la successiva eliminazione agli ottavi di finale dei play-off contro il Carpi dopo un pareggio in trasferta (2-2), a causa del peggiore piazzamento in classifica rispetto agli emiliani.

Nella stagione 2020-2021 l’Alessandria militò nel girone A della Serie C: dopo un girone d’andata deludente, Angelo Gregucci venne sostituito da Moreno Longo. La squadra disputò un ottimo girone di ritorno che le consentì di chiudere il campionato al secondo posto. Nel corso dei play-off per l’assegnazione dell’ultimo posto disponibile per l’accesso alla Serie B, i grigi eliminarono Feralpisalò e AlbinoLeffe rispettivamente nei quarti e nelle semifinali, trovando il Padova in finale. La gara d’andata all’Euganeo di Padova terminò 0-0. Nella gara di ritorno, al Moccagatta di Alessandria, nel corso dei 90 minuti regolamentari e dei successivi 30 supplementari il risultato rimase fermo sullo 0 a 0. Il verdetto finale venne pertanto deciso dai calci di rigore, con l’Alessandria che si impose per 5 a 4, ritornando pertanto, per la prima volta dal 1975, in Serie B dopo 46 anni.

Il successivo campionato di Serie B 2021-2022 si concluse amaramente per gli alessandrini, che retrocessero in Serie C per effetto della sconfitta subita all’ultima giornata in casa contro il L.R. Vicenza, che, a parità di punti, ebbe accesso ai play-out per avere vinto i due scontri diretti contro i grigi.

Le difficoltà al ritorno in C e la retrocessione in Serie D

Al ritorno in C, l’Alessandria venne inserita nel Girone B, dove ottenne faticosamente la salvezza grazie alla vittoria nei playout contro il San Donato Tavarnelle. L’anno successivo, il presidente Luca Di Masi cedette la società ad Enea Benedetto, uomo d’affari torinese nel campo delle cryptovalute. Nell’autunno 2023, Benedetto cedette poi le sue quote ad Andrea Molinaro, imprenditore milanese originario di Como impegnato nei settori della segnaletica stradale, delle mense scolastiche, della pulizia, delle manutenzioni e della logistica, il quale divenne successivamente presidente dell’Alessandria Calcio. L’annata si rivelò sfortunata e molto complicata, complice il passaggio di quote e il caos societario: la squadra ne risentì particolarmente e, nonostante i vari cambi di allenatori, terminò la stagione all’ultimo posto, retrocedendo in Serie D.