Il ritorno di Massimo Cerri all’Alessandria è stato salutato con grande favore da media e sportivi . Di Cerri, infatti, oltre che la competenza e la grande esperienza, trasversale a molti ambiti del calcio giocato, sono sempre stati apprezzati il garbo e la misura, doti sovente non comuni in questi contesti. E Cerri non nasconde la sua grande soddisfazione:
“Il ritorno ad Alessandria, pur in un ruolo differente da quello rivestito nella mia precedente esperienza in Grigio, rappresenta un momento importante per la mia carriera. Qui avrò nuovamente l’opportunità di operare in una società sana e affidabile, con una proprietà importante e ambiziosa, senza contare che qui ho ritrovato persone con le quali si è stabilito un rapporto di amicizia e stima reciproca che non si è mai interrotto in questi anni.“
Massimo, dopo le ottime annate come Direttore Sportivo a Monopoli e Catanzaro, qui ad Alessandria ora quasi un ritorno alle origini, come responsabile del settore giovanile…
“Dopo Catanzaro, stavo valutando diverse opportunità ed è arrivata la chiamata dell’Alessandria. Ci siamo parlati e abbiamo subito trovato un’intesa circa le strategie su cui articolare questo mio nuovo incarico, sugli obiettivi e le linee tecniche e gestionali da adottare. Dici bene quando parli di ritorno alle origini perchè io, una volta terminata la carriera di calciatore, nel 1994, sono partito proprio dal settore giovanile, quello del Piacenza, come tecnico e lì sono rimasto per 14 anni, maturando poi altre scelte con ruoli differenti tra loro. E sapevo che, prima o poi, nel settore giovanile sarei tornato. La proposta dell’Alessandria ha solo anticipato una decisione che avrei comunque maturato, avendone l’opportunità, entro pochi anni.“
Parlavi prima di strategie, obiettivi e linee tecniche e gestionali. Come ti muoverai in in questo nuovo ruolo?
“Il lavoro nel settore giovanile deve essere innanzitutto ispirato a criteri di programmazione proiettati nel tempo. La crescita di un giovane ha caratteristiche diverse da soggetto a soggetto e quindi occorre saper aspettare, senza attendersi risultati immediati ma puntando a una crescita costante, di sistema, attraverso l’interazione tra staff e l’aggiornamento professionale. La serie B appena conquistata poi ci mette sotto riflettori particolarmente potenti e, a maggior ragione, noi dovremo essere ancor più pronti a questa nuova ribalta.”
Ti riferisci alla Primavera 2?
“Evidentemente sì. Un campionato molto competitivo che prevede, tra l’altro, la retrocessione e che impone comunque scelte tecniche qualificate che diano competitività al gruppo e un’operatività altamente professionale. Per questo, abbiamo investito su un tecnico come Matteo Abbate di cui conosco qualità e percorso professionale.”
Come immagini sarà il rapporto con la prima squadra?
“Con il Direttore Artico lo scambio e il confronto sono stati da subito fitti e proficui, tanto da condividere la stessa scelta di mister Abbate. Io penso che le leve più vicine alla prima squadra, e cioè Primavera e Under 17, debbano lavorare ispirandosi e seguendo, in totale sinergia, i concetti e le idee di calcio della prima squadra e su questa base intendo che lavorino questi due gruppi, anche in funzione di quanto espresso e richiesto appunto dalla prima squadra.”
Un ultimo aspetto e cioè il rapporto col territorio: come lavorare con le altre società?
“Credo in maniera molto trasparente, partendo dal presupposto che l’Alessandria è la realtà che, a livello nazionale, rappresenta il territorio con maggiore visibilità. Dobbiamo dunque investire in relazioni, scambi di esperienze e competenze, sfruttando il fatto che la B ci fornisce un ruolo che dobbiamo poter svolgere anche in funzione della crescita del movimento calcistico alessandrino. Con programmazione e idee chiare: basi per fare qualcosa di importante.”